L'esperienza Target Sinergie come case history al Meeting 2013: l'intervento di Domenico Pirozzi al convegno Cdo Logistica
L'evoluzione delle imprese di servizi logistici raccontata da Domenico Pirozzi attraverso la storia Target Sinergie al convegno CDO Logistica del Meeting Rimini 2013
«Responsabilità solidale e Lavoro: Uomini all’opera»: con questo titolo la Cdo Logistca ha realizzato un incontro nella cornice degli eventi del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini. Martedì 20 agosto, il dialogo sulla logistica è stato tra Michele Tiraboschi. professore ordinario di Diritto del lavoro presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, già estensore della legge Biagi, Tiziano Barone, presidente del Consorzio Formazione Logistica Intermodale (Cfli) , Domenico Pirozzi, fondatore del consorzio Target Sinergie e Renzo Sartori, presidente della CDO Logistica. Il compito di introdurre l'evoluzione e il punto della situazione per le imprese di servizi logistici è stato delegato a Domenico Pirozzi, che ha utilizzato la case history Target Sinergie per raccontare il cammino della logistica negli ultimi 25 anni, ma anche per lanciare qualche piccola provocazione. Ecco il testo integrale dell'intervento di Domenico Pirozzi:
Target nasce nel 1988 con un duplice scopo: offrire servizi con una particolare attenzione al cliente – Non a caso il nostro primo “slogan” fu «Il piacere di dirvi ci pensiamo noi» - e creare opportunità di lavoro, sopratutto per i giovani. Centro propulsivo dell'attività all'inizio ed ancora oggi sono gli uomini e le donne che qui lavorano.
Il rapporto con i clienti non è definito solo dai servizi da vendere ma rapporti da coltivare e bisogni da interpretare, fino a delle vere e proprie partnership.
Lo spirito di squadra o di team, come si dice oggi, ci ha caratterizzato sin dall'inizio, quando in sede ci dicevamo a voce alta le cose da fare da un ufficio all'altro. Oggi siamo una struttura più complessa ma il tentativo è lo stesso, con in più un lavoro di formazione e di dialogo molto articolato.
I primi dieci anni di attività di Target sono stati relativamente “semplici”: la cooperativa si era mossa a 360 gradi, occupandosi di un po’ di tutto e i clienti non mancavano. Facchinaggi, parcheggi, pulizie, hostess per fiere, volantinaggi, distribuzione di materiale pubblicitario, vendita di giornali in spiaggia: erano le prime tipologie di un lavoro che veniva fornito con l’esternalizzazione di servizi che altre aziende non potevano o non volevano più fare. È stato un confronto ante litteram con la flessibilità, una parola che ha fortemente caratterizzato, soprattutto negli ultimi anni, il mondo del lavoro.
Ben presto, la grande disponibilità della cooperativa non era però più sufficiente a garantirsi un posto importante nel mondo del lavoro; i clienti di Target, infatti, avevano iniziato a chiedere qualcosa di nuovo: maggior professionalità. E la cooperativa ha risposto.
Il lavoro ‘ad ore’ è stata la prima carta vincente di Target ma era anche un punto su cui riflettere per cambiare, perché non era decisiva la qualità, ma il prezzo. E' stato allora che abbiamo iniziato a definire tariffe forfettarie al chilo, a pallet, a collo. Abbiamo cioè iniziato a diventare un’azienda. E' il passaggio dal facchinaggio ad un regime imprenditoriale, nel quale il costo del lavoro è un nostro problema imprenditoriale.
A questo ha fatto seguito un altro cambiamento importante: abbiamo iniziato a gestire interi servizi. Caricare e scaricare merci, all'epoca, ci aveva permesso di entrare in rapporto con molti clienti che, nella gestione della quotidianità del proprio lavoro, si erano accorti presto di aver bisogno anche di altri servizi, come la gestione degli ordini, l’imballaggio e l’etichettatura delle merci. Così, in breve tempo, erano andate definendosi alcune specifiche professionalità e Target ha potuto iniziare a gestire veri e propri servizi. Con sempre maggior professionalità ci stavamo specializzando nel trovare soluzioni efficaci che permettevano alle aziende di risparmiare tempo e denaro.
Sicuramente è stato determinante il rapporto con l'amico Adriano Colombo, che ci ha lasciato l'anno scorso, pioniere della logistica terzializzata e fondatore di SO.GE.MA., società leader in Italia nella logistica. Questa persona è stata un vero maestro per me per la Target.
Oggi, chi deve “terziarizzare” un settore della propria impresa, deve poter scegliere realtà serie ed affidabili, che garantiscano il rispetto dei tempi e la qualità del personale impiegato, che viene formato continuamente. Oggi noi abbiamo una persona che fa selezione ed una persona che si occupa stabilmente di fare formazione professionale. Nei cantieri logistici (“cantiere” è il luogo, ovvero l'azienda cliente, dove il personale Target svolge l'attività) il turn over di personale è così basso che possiamo parlare di “fidelizzazione delle persone”. Proprio loro, rinnovando la fiducia nei confronti della cooperativa, decidono di rimanere a lavorare in Target, contribuendo a creare un clima da molti ritenuto sereno e familiare.
Noi stessi, facendo la scelta di fare impresa seriamente, in modo professionale, abbiamo scelto di essere coerenti e quindi non combattiamo con altre realtà cooperative che non giocano al nostro stesso gioco imprenditoriale. Crediamo che siano scelte che ala fine hanno pagato, se è vero che nel 2012 il nostro fatturato è cresciuto del 20%.
Il 1999 segna la nascita di una realtà molto importante per Target: si costituisce, infatti, la cooperativa sociale In Opera, con l’obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Alla base di questa nuova intrapresa, c’erano e ci sono ancora, due forti ragioni: cercare di rispondere al bisogno di lavoro di persone che hanno difficoltà nell’inserimento lavorativo, mentre la seconda ragione nasceva dalla constatazione che, nell’ambito di Target, si incontravano spesso persone che soffrivano di vari disagi: sociali, psichici, tossicodipendenza, e non era raro che qualcuno provenisse anche dal carcere. Da qui l’intuizione alla base di In Opera: sostenere le persone con problemi che spesso impediscono loro di poter avere una vita dignitosa, non solo attraverso un lavoro reale, serio e qualitativo, ma anche creando le condizioni affinché queste persone potessero essere accompagnate nel loro percorso umano e sociale. Anche per In Opera abbiamo fatto una scelta di imprenditorialità, sociale certo, ma imprenditoriale, sia nella gestione sia nell'offerta di servizi di qualità, come ad esempio la gestione dei Centri di prenotazione telefonica (Cuptel) per le Ausl di Ravenna e di Rimini o la gestione della segreteria e l’accoglienza all’interno delle strutture sanitarie (intra moenia), come nel caso dell'I.S.R.T (Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei Tumori) di Meldola.
Tra il 2001 e il 2005 abbiamo avuto anche noi la nostra crisi, troppi investimenti, ritardati pagamenti. Ci eravamo strutturati molto negli anni ’90, eravamo cresciuti, avevamo fatto passo avanti in termini di fatturato e di diffusione territoriale. Dal 2000 operavamo in varie regioni italiane, grazie anche alla collaborazione con il gruppo Marr, leader nel settore catering. Cercavamo clienti sempre più importanti, ma i margini di guadagno hanno iniziato ad assottigliarsi. Così dal 2000 al 2003 abbiamo dovuto ridimensionarci. Ma se è vero che ogni crisi porta in sé i semi per lo sviluppo di nuove opportunità, proprio in quel periodo è stata messa in moto una decisa fase di riorganizzazione dell’azienda, fatta di scelte razionali e programmazione.
In questo senso anche la scelta di partecipare alla costituzione di un consorzio con aziende analoghe a noi (Sincro), con cui creare una rete che permetta lo sviluppo di relazioni, quindi accrescimento delle possibilità commerciali, ma anche una razionalizzazione degli strumenti necessari per poter gestire al meglio la propria singola impresa: vedi governance, amministrazione, buste paghe ecc.
Fatte queste scelte, nel 2004 abbiamo ricominciato a crescere, recuperando il terreno perduto. Fino ad arrivare alla crisi attuale, con la quale ci siamo trovati di fronte non ad una flessione del fatturato ma ad una riduzione dei margini. Questo ci ha costretto ad una nuova riorganizzazione aziendale, con fasi di spostamenti e la riconversione di alcune figure. Ma, in tutti questi frangenti e vicissitudini, ci tengo a sottolinearlo, abbiamo sempre pagato regolarmente gli stipendi al 13 di ogni mese.
Ed ora, due domande, due piccole provocazioni per il dibattito per il professor Tiraboschi
Ci può spiegare la ragionevolezza dell'Irap per delle aziende di servizio come la nostra?
Nella legislazione degli appalti l'azienda che subentra dovrebbe assumere il personale dell'azienda che ha perduto l'appalto. Spesso accade però che chi vince l'appalto è di città molto distanti ed il personale non viene assorbito, perché il luogo di lavoro è distante. Dando vita così a licenziamenti collettivi.