Una logistica in crescita nel 2016, sempre più “Smart”, dove la tecnologia gioca un ruolo sempre più importante ma la cui rapida evoluzione diventa un vincolo da considerare nella gestione delle risorse umane. Si è parlato di questo ma anche di aspetti contrattuali al convegno di San Benedetto del Tronto dedicato alla esternalizzazione dei servizi logistici, organizzato da Target Sinergie in collaborazione con Confindustria Servizi Ascoli Piceno, Adaci e Aidp ad una platea di imprenditori giunti non solo dalla provincia ascolana. Tre gli esperti invitati per discutere le soluzioni della contract logistics nei processi aziendali, proprio per la complessità che riveste in termini operativi ma anche contrattuali tra imprese e le implicazioni nelle risorse umane. Così Damiano Frosi, dell'Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano ha inquadrato la situazione nell'economia italiana, l'avvocato Gianvincenzo Lucchini, dello studio bolognese Lucchini Gattamorta e associati, ha testimoniato le migliori prassi nell'approccio contrattuale, mentre Alessandro Belli, Hr manager della società perugina di consulenza Ideeprogetti, si è concentrato sulle scelte in materia di risorse umane che le forti evoluzioni della logistica e della tecnologia richiedono.

Lo stato dell'arte in Italia era quanto di più attuale, con Damiano Frosi che ha presentato il recentissimo Rapporto Contract Logistics 2016 del Politecnico di Milano, «dal quale emerge che la Logistica in Italia è sempre più complessa in un mondo che evolve grazie all'ecommerce e alle nuove tecnologie». Il ricercatore ha utilizzato l'acronimo “Smart”, perché racchiude «gli elementi che deve avere la logistica: Servizio, Multicanale, Agile, Resiliente e resistente per i cambiamenti sempre più dinamici del mercato e Tecnologica». Molto positivi i numeri 2016: «per la prima volta non è diminuito il numero di aziende del mercato, il fatturato continua a crescere (+ 1,2%) e anche nei margini operativi c'è una crescita. Terziarizzazione: siamo arrivati a 40%, segno che le aziende credono sempre di più nell'esternalizzazione e stiamo vincendo la battaglia culturale secondo cui per le imprese committenti dare all'esterno i servizi logistici può portare al rischio di perdere il controllo, cosa che abbiamo dimostrato, ovviamente scegliendo gli operatori più seri del mercato, non è assolutamente vero».

«Le tecnologie si sono evolute molto rapidamente ed anche se la logistica non le ha adottate da subito, ci sta arrivando. Abbiamo mappato otto strumenti tecnologici diversi, dagli smart glasses, che aiutano i pickeristi a svolgere le loro missioni, per arrivare alla dematerializzazione del materiale cartaceo – schede trasporto, ordini - per arrivare alle App, già diffuse da anni tra i consumatori, approdate ora nella logistica sopratutto nell'ultimo miglio e le consegne. Uno dei settori che cresce a doppia cifra è l'ecommerce, quasi del 20% ogni anno in un mercato in cui i consumi sono sostanzialmente stabili. Anche la logistica deve cominciare a giocare la sua partita. Se prima si parlava di Logistica che seguiva questo canale in maniera a se stante, quindi non in un'ottica integrata come la GDO o la vendita al dettaglio, ora si iniziano a usare delle sinergie con gli altri canali, sulla gestione delle scorte ad esempio o della distribuzione. Per questo si è passati a parlare da una logica multicanale a una logica omnicanale, il consumatore vuole sempre più un'esperienza d'acquisto uniforme su ogni canale e anche la logistica si deve adattare a questa evoluzione».

«La logistica è un settore che fa della velocità e della efficienza due leve del proprio posizionamento competitivo. - ha detto Alessandro Belli - La tecnologia va nella direzione di favorire, aumentare e accelerare questo processo. La necessità di introdurre innovazione in una prima fase genera un vantaggio competitivo. Ma la velocità di introduzione e di diffusione della tecnologia cresce in maniera esponenziale e questo significa che il vantaggio competitivo è di una durata sempre più ridotta e quindi in un breve tempo si trasforma da elemento di differenziazione a elemento imprescindibile e soltanto un punto di partenza. Se questo è vero, chi si occupa di risorse umane non può non considerare questi elementi come vincoli per le decisioni da prendere nella selezione e collocazione del personale e per lo sviluppo delle competenze. Le stesse competenze che vanno ricercate, formate e sviluppate sono significativamente diverse da quelle ricercate negli anni addietro. Si va verso un ruolo autonomo verso tutte le figure organizzative e manageriali, si va verso ruoli di creatività, si va verso ruoli dove la tecnologia stenta ancora a sostituire l'uomo, ed è lì che si fa la differenza in termini di produttività, efficienza, di innovazione, non solo tecnologica, ma anche in termini di posizionamento, di marketing e di servizi. Qui si riesce a lavorare sulla catena del valore e ad assicurare agli azionisti il giusto ritorno, ai lavoratori la possibilità di una continuità lavorativa, alle aziende di cavalcare nuove fasi di mercato».

Sugli aspetti contrattuali e le migliori prassi per un proficuo ed efficace rapporto contrattuale si è concentrato Gianvincenzo Lucchini, che da anni segue aziende del settore nella codifica del delicato rapporto di outsourcing. E conosce i limiti di un approccio in sequenza: «Nell'immaginario aziendale quando si parla di contratto si ipotizza uno strumento il cui principale scopo è di dare una regolamentazione giuridica ad un determinato rapporto. Con una certa ingenuità si pone questo momento in una sequenza verticale e successiva rispetto a un altro momento, quando gli enti aziendali – tecnici, operativi e amministrativi – arrivano a una regolamentazione che deve diventare lo strumento per il raggiungimento dei fini aziendali. Questa sequenza temporale e logica di una trattativa e di una sua rappresentazione giuridica è intrinsecamente e potenzialmente pericolosa, perché la realtà può essere regolata e disciplinata da un solo strumento, il contratto. E quindi delle due l'una: o la trattativa operativa e tecnica che precede il momento della redazione del contratto porta a due strumenti che sono assolutamente coincidenti l'uno all'altro, oppure esistono delle distonie tra il primo e il secondo. In questa distonia si consuma tutto il contenzioso che può nascere da un rapporto giuridico. Occorre quindi avere una grande attenzione nel creare un solo tavolo al quale far sedere chi delinea il progetto di outsourcing e chi deve poi andare a mettere questo progetto in un involucro chiamato contratto».