Dare lavoro a chi è stato colpito da handicap fisico o psichico, ex detenuti o detenuti in semi libertà, uomini e donne in fase di “uscita” dal “tunnel” delle dipendenze, con l’obiettivo di cercare di rispondere al bisogno di lavoro di persone svantaggiate. Inizia da questo desiderio nel 1999 la storia della cooperativa sociale In Opera che proprio lo scorso maggio ha rinnovato i suoi organi sociali: Simone Vezzali, classe 1977, laureato in Ingegneria informatica a Bologna, è succeduto a Domenico Pirozzi alla Presidenza. Nel rinnovato Cda, Vezzali è affiancato anche da Giovanni e Tommaso Pirozzi: una “linea verde”, un rinnovamento anagrafico, importante per il mondo della cooperazione sociale.

Dott. Vezzali: è entrato a Target Sinergie nel 2004 e ha esperito diversi incarichi, dall’ufficio commerciale degli esordi alla responsabilità dell’ufficio tecnico attuale. Come è avvenuto il suo ingresso nella cooperativa In Opera?

Ero in Target da cinque anni quando nel 2009 le due persone che si occupavano di inserimenti lavorativi di persone svantaggiate hanno cambiato occupazione: allora ho chiesto a Mimmo (Domenico Pirozzi, ndr.) di poter entrare nella cooperativa, e sono stato ‘accontentato’.

Come ha potuto nascere e crescere In Opera all’interno di Target?

Nell’ambito di Target si incontra- vano spesso persone che soffrivano di vari disagi: motori, fisici, psichici, tossicodipendenza. Non era raro che qualcuno provenisse anche dal carcere. Da qui l’intuizione di una cooperativa che avesse lo scopo specifico di inserire gli svantaggiati e i diversamente abili: non solo dando loro un lavoro reale, serio e qualitativo, ma anche creando le condizioni affinché queste persone potessero essere accompagnate nel loro percorso anche con l’aiuto di figure professionalmente preparate.

Quanti inserimenti lavorativi state portando avanti?

Nel 2009 i dipendenti erano 65 di cui il 40% appartenente a categorie protette; oggi i dipendenti di In Opera sono 130, con il 35% di persone svantaggiate.

Quali sono i clienti ed i servizi offerti da In Opera?

Presso la sede della cooperativa gestiamo il Cuptel per conto della Asl di Rimini (fino a fine giugno: il nuovo bando è stato vinto da una cooperativa di Cesena che ha provveduto a riassumere tutti i dipendenti, ndr.) e per la Asl di Ravenna, oltre che quello del Comune di Rimini, in convenzione sino al 2014; facciamo anche Data Entry per conto di Hera. Invece, i servizi che facciamo in esterno sono: pulizie civili ed industriali (inserimenti in convenzione con la Legge 17) dove impieghiamo 7 persone; la gestione dei parcheggi dell’Ospedale di Rimini in collaborazione con le cooperative New Horizon e La Romagnola; per l’IRST di Meldola, l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori, uno dei centri più avanzati in Europa, forniamo i servizi di reception, accoglienza e segreteria; alla Opportunity di Santarcangelo, gruppo di distribuzione editoriale, abbiamo inserito 40 persone, molte in situazione di disagio psico-sociale, nella riclassificazione dei libri; per SEA Srl e SEA Service, società che si occupa di allevamento, trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici freschi, offriamo il servizio di lavorazione, impacchettamento di pesce a Cattolica e Marotta, impiegando 25 persone.

Da qualche tempo vi siete impegnati anche nella produzione di biciclette elettriche: di cosa si tratta?

Abbiamo preso sul serio l’idea propostaci da due persone – un perito meccanico e un perito elettronico – e l’abbiamo trasformata in realtà: si tratta di una linea di produzione di biciclette elettriche, un prodotto certificato a marchio nostro che abbiamo chiamato Eco Motion. Abbiamo appena iniziato, ma l’investimento è stato forte e stiamo già vendendo i nostri modelli: contiamo attraverso questo lavoro di poter fare inserimenti anche molto complicati, occupando fino a 3 persone con grandi difficoltà entro la fine dell’anno.

Avete scelto da diversi anni di far parte del CSR. Qual è il valore aggiunto di questo rapporto?

Personalmente sono entrato in contatto con questa realtà attraverso un corso di formazione ma il rapporto fra In Opera e il CSR è di lungo corso e molto positivo, e si sostanzia con scambio di informazioni e progettualità comune. Il CSR è un luogo dove, proprio per la sua unitarietà, dove dialogo e il confronto sono sempre proficui. Le iniziative che il Consorzio e la cooperazione sociale portano avanti sono fondamentali per il nostro territorio, ma il rischio è che gli enti pubblici e privati, non riescano a vederle, a percepirle. Forse sarà necessario, in futuro, implicarsi di più con la politica, con un progetto di sviluppo della città a partire dalle opere sociali che ci sono.

Quali prospettive per il futuro?

Il territorio provinciale resta il nostro bacino di azione, ma l’obiettivo è quello di aprirci anche extra regione: abbiamo infatti iniziato a ‘sfruttare’ Target per inserimenti lavorativi su tutti i cantieri del Consorzio, dove è stato possibile. A Milano, per esempio, abbiamo vinto la gara di AMSA, già cliente Target, per la pulizia delle macchine spazzatrici: abbiamo inserito 13 persone. Per lo stesso incarico, alcuni anni fa, per sei mesi avevamo aperto un canale di collaborazione con il carcere di Bollate, per l’inserimento di detenuti. Stiamo inoltre partecipando inoltre a progetti di volontariato, con il CDS di Rimini e La Formica e con il CDS di Forlì; da un paio d’anni progettiamo percorsi formativi che prevedono borse di studio, tirocini e stage con Cesvip, Irecoop e Uepe: quest’anno abbiamo inserito 15 persone per la stagione, la maggior parte su cantieri “non” di In Opera.

Quanto conta ‘fare rete’ in questo settore?

Moltissimo. Una direzione sulla quale ci siamo subito impegnati, infatti, è stata quella della relazione con opere italiane, anche non simili alla nostra. Un’amicizia che ha dato vita, per esempio, ad una rete con la Federazione dei Centri di Solidarietà e con Santa Caterina da Siena, due APS che si occupano rispettivamente di mondo del lavoro e di educazione. Vorrei specificare: non si tratta di mettere assieme dei pezzi che ciascuno, per conto suo, fa. È un cooperare dall’inizio per lo sviluppo di progetti che nascono e si sviluppano insieme, grazie alla collaborazione di tutti. Fare le cose così ha tutto un altro sapore.